Acqua potabile, Veneto sempre più severo

Lo scorso ottobre, la Regione Veneto, con la delibera 1590, ha sancito l’abbassamento drastico dei parametri per le sostanze perfluoroalchiliche delle acque destinate al consumo umano per tutti i comuni del territorio.

I livelli di PFAS per l’acqua potabile devono essere al di sotto di quelli nazionali, con un potenziamento dei sistemi di abbattimento di questi inquinanti. Nello specifico, per le acque destinate al consumo umano sono stati adottati valori di performance indicati per PFOA + PFOS” ≤ 90 ng/l, di cui il PFOS non superiore a 30 ng/l. Per quanto riguarda i valori della somma degli “altri PFAS”, essi sono indicati in un massimo di 300 ng/l. La decisione della Regione Veneto è dettata dalla volontà di abbattere radicalmente la presenza di PFAS nelle acque dei comuni colpiti con lo scopo di arrivare all’azzeramento di tali valori in tutta la regione.

Restando in tema acqua di rubinetto, per quanto riguarda la capacità di depurazione, il rapporto Ecosistema Urbano 2017 di Legambiente rileva che gli ultimi dati Istat sulla percentuale di popolazione servita da rete fognaria delle acque reflue urbane riferiti al 2015 (ancora provvisori) sembrano mostrare una situazione più critica rispetto alla rilevazione precedente. Soltanto in 39 capoluoghi più del 95% degli abitanti è allacciato alla rete e, di questi, solo 33 riescono a coprire la totalità, o quasi, della popolazione con percentuali che oscillano tra il 98% e il 100%. Sono invece ancora 12 le città che non raggiungono l’80%, con Palermo, Treviso, Catania e Benevento che non arrivano nemmeno al 50%.

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