MA E' VERO...

… che temperature non omogenee al variare dell’altezza di un ambiente comportano basso comfort?

IN AMBIENTI CHIUSI, un’elevata differenza di temperatura tra le altezze di caviglie e testa può provocare senso di malessere e insoddisfazione.
IN AMBIENTI CHIUSI, un’elevata differenza di temperatura tra le altezze di caviglie e testa può provocare senso di malessere e insoddisfazione.

In un ambiente chiuso la temperatura può non essere costante al variare dell’altezza a partire dal pavimento: generalmente, infatti, essa aumenta dal basso verso l’alto. Tale situazione è determinata dai sistemi di riscaldamento e può variare in maniera considerevole a seconda del tipo di impianto adottato: radiatori, pannelli a soffitto, pannelli a pavimento, ecc. Se il gradiente di temperatura tra l’altezza delle caviglie e quella della testa è sufficientemente grande, si origina un effetto di “scarso comfort” per le persone presenti nell’ambiente stesso, anche in presenza di un valore medio di temperatura e condizioni globali di comfort ottimali.

Alcuni studi hanno dimostrato che le persone nelle condizioni sopra descritte mostrano segni di insofferenza crescente all’aumentare del gradiente di temperatura. In maniera indicativa, potremmo quantificare il fenomeno in tali termini: per differenze comprese entro i 3°C, solo il 5% dei soggetti presenti nell’ambiente mostra insoddisfazione; oltre i 3°C la curva cresce esponenzialmente e per differenze attorno agli 8°C il numero degli insoddisfatti si avvicina al 70-80%.

Per tali ragioni, le normative impongono che la differenza tra la temperatura “altezza caviglie” (0,1 m) e quella “in prossimità della testa” di una persona seduta (1,1 m) sia contenuta entro i 3°C. Occorre precisare che le ricerche indicano di suggerire limiti solo per temperature crescenti dal basso verso l’alto, in quanto il caso contrario non sembra influire sul corpo umano.

Maurizio Ariete