Negli impianti termici, la gran parte delle attenzioni si concentra sull’aspetto della generazione (la caldaia). Altri parametri come distribuzione, emissione e regolazione non sono tuttavia meno importanti: quando risultano disallineati, il cliente affronta piccoli e grandi disagi: riscaldamento non omogeneo tra una stanza e l’altra, acqua troppo calda o fredda, consumi elevati.

Un valido alleato

Portare sempre con sé un piccolo strumento diagnostico può essere d’aiuto nel risolvere o prevenire inconvenienti del genere. Un esempio è il termometro professionale Testo 735, che permette di rilevare la temperatura con estrema precisione sull’intero campo di misura. Vi si possono collegare 3 sonde wireless, due a termocoppia, una di precisione Pt100: quest’ultima raggiunge una accuratezza di 0,05 gradi e una risoluzione di 0,01 gradi. Sul display compaiono i valori min/max, del Delta T e il valore medio. Due le versioni disponibili: Testo 735-1 (senza memorizzazione dati) e Testo 735-2, che archivia fino a 10.000 valori ed è dotato di software per la gestione degli stessi al computer.

Un errore da evitare

Per misurare quanto è calda l’acqua di una caldaia a condensazione alla mandata e al ritorno, vanno usate esclusivamente sonde a nastro o bracciale, appositamente concepite per le tubazioni. Adattare allo scopo sonde di altro tipo – ad esempio fasciandole o legandole ai tubi – è un errore piuttosto diffuso, che invalida rilevazioni dello strumento.

Migliorare il clima di casa

In campo aperto, le sonde wireless hanno un raggio d’azione di circa 20 metri, che diminuiscono in ambienti indoor. Posizionandone una sul termostato, si verifica che quanto rilevato dallo strumento coincida con quella che quest’ultimo “percepisce”. Spesso, basta uno scarto di 2 gradi o meno tra i due valori per determinare un livello di funzionamento della caldaia inadeguato rispetto alle esigenze dell’utente.