REALIZZAZIONE

VMC e impianti radianti per il museo “in quota”

DALLA TERRAZZA PANORAMICA che conclude il percorso museale i visitatori del MMM Plan de Corones possono ammirare il suggestivo panorama montano che ha ispirato le imprese di Reinhold Messner fin dalla tenera età. - FOTO CORTESIA WERNER HUTHMACHER-
DALLA TERRAZZA PANORAMICA che conclude il percorso museale i visitatori del MMM Plan de Corones possono ammirare il suggestivo panorama montano che ha ispirato le imprese di Reinhold Messner fin dalla tenera età. – FOTO CORTESIA WERNER HUTHMACHER-
L’ultimo dei sei Messner Mountain Museum è uno spettacolare edificio posto sulla cima del Plan de Corones: per tutelare l’ambiente alpino, gli impianti termomeccanici sono alimentati dall’energia elettrica.

Situato in posizione panoramica tra la Val Badia, la Valdaora e la Val Pusteria, il è l’epilogo dell’ambizioso progetto intrapreso da Reinhold Messner, alpinista ed esploratore sudtirolese che, primo al mondo, ha scalato tutte le cime alte oltre 8.000 metri, spingendosi sempre al limite delle proprie potenzialità.

Il suo personalissimo stile di ascensione, infatti, non contempla l’impiego di bombole d’ossigeno, di corde fisse e di strumenti di comunicazione, né prevede il ricorso a portatori d’alta quota e a campi intermedi preinstallati fra il campo base e la vetta. Si sale solo con le proprie risorse, fisiche e mentali, e con il materiale che gli scalatori possono trasportare.

Un approccio radicale all’alta montagna, che affonda le radici sia in un profondo rispetto per la natura, sia nella solida consapevolezza che, per quanto estreme, anche le imprese più difficili possono essere affrontate e superate. Ora le esperienze più significative della sua vita sono raccolte in un museo articolato in sei sedi, disseminate nelle Alpi orientali: l’ultima – la più ardita dal punto di vista architettonico – è aperta al pubblico dal luglio scorso.

Aprire una nuova via

È uno dei temi ricorrenti delle imprese dello scalatore: dalle Alpi all’Himalaya, dal Karakorum al Kashmir, e di nuovo nel suo territorio d’origine. MMM Corones è un piccolo gioiello interamente dedicato alla roccia: «Le vetrate del museo restituiscono le immagini della mia infanzia – afferma Messner.

GLI AMBIENTI INTERNI sono caratterizzati da spazi fluidi e continui, percorrendo i quali i visitatori possono ammirare reperti, citazioni e opere d'arte che descrivono l'evoluzione dell'alpinismo negli ultimi 250 anni. - FOTO CORTESIA WISTHALER HARALD K.G. & Co. - S.a.s. & C. -
GLI AMBIENTI INTERNI sono caratterizzati da spazi fluidi e continui, percorrendo i quali i visitatori possono ammirare reperti, citazioni e opere d’arte. – FOTO CORTESIA WISTHALER HARALD K.G. & Co. – S.a.s. & C. –

L’allestimento ripercorre l’evoluzione dell’alpinismo moderno, i miglioramenti ottenuti negli ultimi 250 anni per ciò che riguarda l’attrezzatura, i trionfi e le tragedie che si sono consumati sui fianchi delle più famose montagne del mondo e, anche, la rappresentazione delle imprese di noi alpinisti, per quanto contraddittorie esse possano apparire.

Come negli altri musei del circuito MMM, a Corones l’alpinismo è raccontato attraverso reperti, citazioni e opere d’arte, come anche dalla trasposizione della scenografia montana che lo circonda».

Arroccato in cima alla vetta che sovrasta Brunico – a 2.275 m sul livello del mare e al centro di uno dei più frequentati comprensori sciistici altoatesini – il museo è stato disegnato da Zaha Hadid, una delle più affermate firme dell’architettura contemporanea.

«I visitatori possono scendere all’interno della montagna – spiega la progettista anglo-irachena – esplorarne le sue caverne prima di emergere, attraverso la parete rocciosa sul lato opposto, dalla terrazza a strapiombo sulla valle, per  godere di una spettacolare vista panoramica sul paesaggio sottostante».

Accessibile da una strada sterrata e dagli impianti di risalita, il museo sembra scaturire dai massi e dalla neve. Quasi completamente ipogea, la poderosa struttura in calcestruzzo armato è rivestita con pannelli curvilinei di cemento fibrorinforzato, dalle tonalità chiare come quelle delle cime circostanti, che individuano il punto d’ingresso e i belvedere permettendo alla luce naturale di scendere in profondità.

Al suo interno i fluidi spazi espositivi (circa 1.000 m2) si susseguono su tre livelli, seguendo un percorso discendente che guida i visitatori attraverso numerosi ambienti allestiti con differenti soluzioni museografiche, fino alla piccola sala cinematografica. La centrale tecnologica e il magazzino sono celati nella zona inferiore, nel cuore della montagna.

Semplicità ed efficienza con l’elettricità

Le ampie superfici a contatto con il terreno, il notevole spessore delle strutture portanti e all’adozione di materiali termoisolanti differenziati per le diverse parti dell’edificio hanno favorito un drastico contenimento delle dispersioni termiche nel periodo invernale, mentre d’estate le temperature dell’aria permettono di fronteggiare i carichi termici senza a ricorso a gruppi frigoriferi.

Helmut Plankensteiner (Jud & Partners) ha curato la progettazione degli impianti termomeccanici ed elettrici: «Già dalle prime fasi la scelta della migliore fonte energetica e del sistema tecnologico più adatto si sono rivelate un aspetto molto delicato e importante.

Data l’elevata altitudine e la difficoltà nei collegamenti, specie in inverno, abbiamo valutato diverse soluzioni per garantire la copertura del fabbisogno energetico, considerando anche gli aspetti di coerenza con l’architettura, di rispetto dell’ambiente e di contenimento dei costi di approvvigionamento.

Alla fine abbiamo deciso di scartare alcune tecnologie anche molto economiche – ad esempio le caldaie alimentate a pellet e a combustibili fossili, come le pompe di calore con sonde geotermiche – privilegiando per una soluzione che, sebbene più dispendiosa, coniuga semplicità e sicurezza nel funzionamento a fronte di costi di investimento contenuti.

Il ricorso all’energia elettrica come fonte energetica ci ha consentito di mantenere al minimo i consumi, prevedendo un impianto di riscaldamento e di ventilazione meccanica caratterizzato da un altissimo rendimento e da un impatto ambientale on-site praticamente nullo.

L'IMPIANTO DI RISCALDAMENTO è del tipo a bassa temperatura, basato su un boiler (2.000 l) dotato di resistenza elettrica (60 kWe per il riscaldamento, più 1,5 kWe per l'acqua calda sanitaria) e su pavimenti radianti. - TERMOTECNICA KASTLUNGER -
L’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO – FOTO CORTESIA TERMOTECNICA KASTLUNGER –

Utilizziamo perciò un impianto a bassa temperatura (Tmax 40 °C) basato su un boiler (2.000 l) dotato di resistenza elettrica (60 kWe per il riscaldamento, più 1,5 kWe per l’acqua calda sanitaria) e su pavimenti radianti, coadiuvato da un’unità di trattamento dell’aria dotata di recuperatore di calore (efficienza quasi 90%). In questo modo siamo anche riusciti a integrare i terminali impiantistici senza pregiudizio per l’immagine architettonica degli spazi interni».

 

Giuseppe La Franca

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