Transizione energetica: lo studio del Censis e gli effetti economici del Superecobonus

Lo studio «Ecobonus e superbonus per la transizione energetica del Paese» realizzato dal Censis mette in evidenza come gli investimenti effettuati fino a oggi per Superecobonus abbiano attivato un valore della produzione totale pari ad almeno 115 miliardi di euro. Gli interventi realizzati fino allo scorso novembre hanno inoltre contribuito al 40% del risparmio di gas che il governo intende realizzare attraverso le misure varate per far fronte all’inverno 2022-2023.

Il Censis stima che i 55 miliardi di euro di investimenti certificati dall’Enea per il periodo compreso tra agosto 2020 e ottobre 2022 (precedenti dunque alla stesura dello studio, diffuso a dicembre 2022) legati all’utilizzo del Superecobonus, hanno attivato un valore della produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro (effetto diretto), cui si sommano 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto), per un totale di almeno 115 miliardi di euro. È quanto emerge da uno studio del Censis realizzato in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni.

Gli effetti fiscali

Si può stimare che una spesa così consistente abbia generato un gettito fiscale altrettanto rilevante. Attivando il Super ecobonus una produzione consistente per via degli effetti moltiplicativi sul sistema economico, il gettito fiscale derivante da tale produzione aggiuntiva si stima possa ripagare circa il 70% della spesa a carico dello Stato per le opere di efficientamento sugli edifici. Ciò significa che, 100 euro di spesa per Superecobonus costerebbero effettivamente allo Stato 30 euro, ridimensionando in questo modo il valore reale del disavanzo generato dall’incentivo.

Il Mef – Ministero dell’Economia e delle Finanze ha registrato tra gennaio e settembre 2022 un incremento del gettito dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ed è verosimile pensare che proprio il comparto edile abbia considerevolmente contribuito a questa dinamica espansiva delle entrate tributarie.

Gli effetti occupazionali

Nel 2021 il valore aggiunto delle costruzioni è aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente. Nel Mezzogiorno la crescita è stata pari al 25,9% e nel Nord-Ovest al 22,8%. Più contenuta al Centro (16,3%) e nel Nord-Est (18,5%). Si stima che l’impatto occupazionale del Superecobonus per l’intero periodo agosto 2020-ottobre 2022 sia stato pari a 900.000 unità di lavoro, tra dirette e indirette. Particolarmente rilevante l’impatto del solo periodo compreso tra gennaio e ottobre 2022, in cui si stima che i lavori di efficientamento energetico degli edifici abbiano attivato 411.000 occupati diretti (nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto) e altre 225.000 unità indirette.

Gli effetti in termini di efficienza energetica e sostenibilità ambientale

È la stima dell’impatto del Superecobonus in termini di risparmio energetico realizzabile il primo dei parametri di cui tenere conto per avviare un dibattito sull’efficacia di tale strumento. L’incremento medio del valore immobiliare delle unità abitative che hanno beneficiato della riqualificazione energetica è stimato tra il 3% e il 5%, a seguito di un salto di classe energetica dell’immobile.

Il Censis stima che, sulla base dei dati disponibili, la spesa di 55 miliardi di euro generi un risparmio di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas, pari al 40% del risparmio energetico che il Piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefigge di realizzare nell’autunno-inverno 2022-2023 (2,7 miliardi di metri cubi di gas).

Per avere ancora un ordine di grandezza dei costi e dei benefici del Superecobonus, considerando gli interventi finanziati dagli ecobonus ordinari fino al 2020 insieme a quelli finanziati attraverso il superbonus, si arriverebbe a un risparmio stimabile in circa 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a oltre due terzi di tutti i risparmi di gas previsti in Italia dalle ultime misure di riduzione dei consumi per il settore domestico. La riduzione nelle emissioni di CO2 dovuta agli interventi con il superbonus è stimabile in 1,4 milioni di tonnellate di mancate emissioni, che contribuiscono alla riduzione dell’impronta ecologica del patrimonio edilizio italiano e permettono di conseguire risultati importanti nel processo di transizione ecologica del Paese.

Gli incentivi per una politica industriale di lungo periodo

Tipologia e durata degli interventi a favore dell’edilizia hanno creato le condizioni per una decisa ripresa dell’economia, rendendo percorribile la strada verso la transizione ecologica ed energetica e ponendo le basi per una nuova fase della politica industriale del Paese, rimasta ferma per troppo tempo.

Per riformare e rimodulare gli incentivi per l’edilizia, in particolare il Superecobonus, occorrerebbe tenere conto dell’impatto economico e sociale delle misure in senso più ampio, in aggiunta ai criteri contabili e di disavanzo dello Stato. Poiché gli ecobonus rispondono a due obiettivi strategici di medio-lungo periodo, cioè il risparmio energetico e il contrasto al riscaldamento globale, le decisioni su come proseguire in materia di Superbonus, prosegue il Censis, andrebbero prese considerando l’impatto della spesa pubblica in termini di risorse economiche attivate, di occupazione aggiuntiva, di risparmio energetico assicurato e di gettito fiscale che copre una parte della spesa dello Stato, dunque adottando un’analisi che consideri molteplici variabili, economiche e sociali, nel medio-lungo periodo.

Leggi lo Studio «Ecobonus e superbonus per la transizione energetica del Paese»