“L’acqua microscopio della natura”, il Codice Leicester di Leonardo in mostra a Firenze

Il visitatore della mostra “L’acqua microscopio della natura -Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci” nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi, viene accolto da virtuali gocce d’acqua e dallo scorrere dei ruscelli. Un primo assaggio dell’impiego di tecnologie multimediali che permettono di ammirare il codice, l’unico non di proprietà pubblica, 74 pagine scritte dal Genio toscano tra il 1504 e il 1508, incentrate principalmente sugli studi idraulici, in cui approfondisce la sua conoscenza sull’acqua, per comprenderne la natura, sfruttarne l’energia e controllarne anche l’impeto.

Leonardo, ritornato a Firenze dopo diciotto anni trascorsi alla corte di Ludovico il Moro a Milano, si occupò in particolare di studiare la potenza e lo sfruttamento dell’energia idrica e di inventare nuove macchine per controllare i potenziali effetti dell’acqua. Il Codice contiene oltre trecento illustrazioni, appunti di idee originali di idraulica, cosmologia, astronomia, geologia, geografia, fisica, paleontologia e meccanica consigli pratici per il controllo delle maree, osservazioni sui sistemi di canalizzazione, i principi fisici dei sifoni, delle macchine a vapore e di opere di ingegneria, tra cui c’e’ il progetto di un sottomarino.

Il codice Leicester

Il codice è stato acquistato a Roma nel 1712 da Thomas Coke, conte di Leicester, ed è rimasto in possesso degli eredi fino al 1980 quando è stato acquistato da Armand Hammer, era stato già esposto in Palazzo Vecchio nel 1982, per passare poi nel 1994 a Bill Gates“L’acqua vetturale della natura”, scrive Leonardo: è proprio l’acqua a svolgere da sempre la funzione di motore vero e proprio dell’evoluzione del pianeta.

Leonardo scrisse il Codice in gran parte tra il 1504 e il 1508: una stagione davvero magica della storia di Firenze, con la presenza contemporanea in città di grandissimi personaggi delle lettere, delle arti e delle scienze, che Benvenuto Cellini battezzò, genialmente, “La Scuola del Mondo”.

Le pagine del prezioso documento sono esposte in teche di corten: «Da Seattle – spiega il curatore Paolo Galluzzi – sono in grado di controllare tutto, dall’umidità alla temperatura, in modo che la conservazione sia perfetta». Galluzzi ha spiegato di aver ritrovato alla Biblioteca nazionale di Roma 7.000 lastre fotografiche dei primi del ‘900 in cui, sono stati ritratti tutti i codici vinciani che sono state portate nel Museo Galileo per essere digitalizzate, poi  pubblicate sul sito.

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