
ARERA diffonde la sintesi dei dati 2024 per elettricità, gas, acqua, rifiuti e teleriscaldamento che saranno pubblicati nei volumi della Relazione annuale dell’Autorità. Facciamo il punto su servizi idrici, gas e teleriscaldamento.
GAS, i dati 2024
Secondo i dati diffusi da ARERA, il 2024 ha visto una ripresa dei consumi mondiali di gas, passati da 4.095 a 4.212 miliardi di metri cubi (mld m3) con una crescita del 2,8% che ha portato il valore a un nuovo picco storico, trainati soprattutto dai Paesi dell’area Asia Pacifico, che hanno assorbito oltre il 45% della domanda incrementale. Sul fronte della produzione l’aumento è stato dell’ 1,4% circa supportato, come negli anni precedenti, dalla crescita (+2%) del gas non convenzionale che rappresenta il 32% del totale.
Dopo due anni di intenso calo, in Italia la discesa dei consumi di gas naturale nel 2024 si è fermata evidenziando una lieve ripresa di 0,3 miliardi di m3, riportando la domanda a 61,8 mld m3 dai 61,5 del 2023. Al contrario, la produzione nazionale ha registrato un calo del 4,1% attestandosi poco sotto 2.600 milioni di metri cubi dai 2.705 dell’anno precedente; scendono anche le importazioni nette, che passano da 59,2 a 58,8 miliardi di m³ (-0,7% rispetto al 2023) a causa della discesa delle importazioni lorde diminuite di 2,4 mld m³ (-3,9% rispetto al 2023) solo parzialmente attutita dal quasi azzeramento delle esportazioni (-2 mld m³). Il livello di dipendenza dall’estero è diminuito: nel 2024 il 95,2% del gas disponibile in Italia è arrivato dall’estero (era il 96,3% nel 2023).
Il 2024 è stato caratterizzato, anche per il settore della vendita del gas, dalla fine del Servizio di tutela gas per i clienti domestici non vulnerabili che dal 1° gennaio 2024 sono transitati nel mercato libero. Nel 2024 il livello della concentrazione nel mercato della vendita finale, già storicamente basso, è risultato nuovamente in calo rispetto all’anno precedente: i primi tre gruppi controllano il 38,7%, mentre nel 2023 la quota era pari al 40,2%.
Gas, nel 2024 i clienti italiani tornano a pagare di più rispetto all’area euro. Pesano costi di rete, oneri e imposte
Nel confronto internazionale con i principali Paesi dell’Area euro il prezzo medio del gas naturale (comprensivo di imposte e oneri) per i consumatori domestici in Italia ha registrato nel 2024 un aumento significativo (+15,1%) raggiungendo i 13,1 c€/kWh. Contrariamente a quanto accaduto nel 2023, i consumatori italiani hanno pagato tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell’Area euro (-8,3% nel 2023).
L’aumento – spiega ARERA – è sostanzialmente riconducibile a due fattori: la crescita dei costi di rete (passati da 2,6 c€/kWh nel 2023 a 3,0 c€/kWh nel 2024) e, soprattutto, quella della componente fiscale (passata da 0 a 3,2 c€/kWh). Nel 2024, infatti, sono esauriti gli effetti degli interventi governativi che avevano stabilito la riduzione dell’IVA al 5% e l’azzeramento temporaneo degli oneri di sistema che aveva, di fatto, annullato l’impatto di questi ultimi sul prezzo del gas.
Calo generalizzato dei prezzi per i clienti non domestici. Le imprese italiane pagano meno di quelle francesi e tedesche ma più di quelle spagnole
Nel 2024 il prezzo medio pagato dai clienti non domestici italiani si è attestato a 6,75 c€/kWh, con un calo (-18%) superiore a quello registrato nell’Area euro (-13,5%) il cui prezzo medio si ferma a 6,93 c€/kWh. Le imprese italiane hanno quindi pagato un prezzo lordo (cioè comprensivo di oneri, imposte e tasse) più conveniente rispetto a quasi tutti i principali competitor europei (9,8% rispetto alla Francia, -7,7% rispetto alla Germania) tranne che la Spagna (+38%).
La riduzione del prezzo in Italia è dovuta interamente alla componente energia, pari a 4,4 c€/kWh (32,7%) che incide per il 65% sul prezzo finale mentre le altre due componenti, cioè i costi di rete e gli oneri e imposte, che incidono entrambe per circa il 17% sul prezzo complessivo, hanno registrato un incremento sul 2023 rispettivamente del +0,9% e del +125%.
Nel confronto con gli altri Paesi, i consumatori italiani pagano generalmente meno dei tedeschi nelle fasce di consumo più elevate, hanno un rapporto variabile con la Francia (conveniente fino a consumi di 26 milioni di m3 annui), mentre risultano significativamente più economici rispetto alla Spagna nelle classi più basse.
Servizio idrico – acqua: la spesa per investimenti sale a 28 miliardi di euro fino al 2029
Nell’ambito dell’attività istruttoria condotta dall’Autorità nel 2024 – e nei primi mesi del 2025 – per l’approvazione delle predisposizioni tariffarie per il quarto periodo regolatorio 2024-2029, alla data dell’8 maggio 2025, gli atti di determinazione tariffaria adottati dall’Autorità, per il periodo 20242029, hanno riguardato 30 gestioni, interessando 18.634.039 abitanti.
Con riferimento al campione, composto da 156 gestioni per le quali la proposta di aggiornamento biennale delle predisposizioni tariffarie è stata trasmessa all’Autorità (che servono complessivamente 48.779.140 abitanti), la variazione media (rispetto all’anno precedente) dei corrispettivi applicati all’utenza nel 2024 risulta pari a +6,67% (4,56% nel 2023) con una certa eterogeneità a livello geografico: +3,72% nell’area Sud e Isole, +8,25% nel Nord-Est, +6,27% nel Centro, e a +8,01% nel Nord-Ovest.
Gli investimenti programmati per il periodo 2024-2029 – al lordo delle previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche – risultano, in termini pro capite, pari a 565 euro/abitante a livello nazionale (corrispondenti a una spesa annuale per investimenti di 94 euro/abitante/anno, in aumento rispetto al valore annuale di 69 euro/abitante/anno che ha caratterizzato il terzo periodo regolatorio 2020-2023); il valore più elevato si riscontra nell’area del Centro, con 802 euro/abitante per il quarto periodo regolatorio 2024-2029.
In termini assoluti, la spesa per investimenti relativa al menzionato campione di 156 operatori che servono 48.779.140 abitanti ammonta complessivamente (considerando anche la disponibilità di fondi pubblici) a 28 miliardi di euro per i sei anni del quarto periodo regolatorio, passando da 4,6 miliardi di euro nel 2024, a 5,6 miliardi di euro nel 2025, per poi registrare una flessione (conseguente a una progressiva contrazione dei finanziamenti pubblici disponibili) per le annualità successive (per cui la programmazione degli interventi sarà comunque oggetto di aggiornamenti a cadenza biennale), attestandosi a 5 miliardi di euro nel 2026, a 4,5 miliardi di euro nel 2027, a 4,3 miliardi di euro nel 2028 e a 3,9 miliardi di euro nel 2029.
Le verifiche compiute hanno confermato una diffusa capacità di realizzazione degli investimenti programmati (pur con una certa variabilità fra le gestioni del panel). Il tasso di realizzazione è risultato pari al 96% nel 2022 e al 94% nel 2023, con valori più contenuti per i gestori operanti nell’area Sud e Isole (il cui tasso di realizzazione, per il 2023, si è attestato al 73%), per i quali sembrano permanere talune criticità in ordine all’esecuzione degli interventi.
Acqua, 365 €/anno la spesa media per la famiglia tipo. Nonostante i miglioramenti, permangono criticità su interruzioni e rete fognaria, soprattutto al sud e nelle isole
Nel 2024, la spesa media sostenuta da una famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3, risulta a livello nazionale pari a 365 euro/anno (2,43 euro per metro cubo consumato). Il dato vede un valore più contenuto nel Nord-Ovest (276 euro/anno) e più elevato nel Centro (448 euro/anno). Il valore, invece, si ferma a 367 euro/abitante nell’area Sud e Isole.
Guardando le voci che compongono la bolletta degli utenti domestici, sempre con consumi pari a 150 m3/anno, risulta che il 38,6% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 141 euro/anno, il 12% è invece attribuibile al servizio di fognatura (43,9 euro/anno) e il 29,7% a quello di depurazione (108,2 euro/anno). Infine, la quota fissa pesa per il 10,6% (36,6 euro/anno) e le imposte per il 9,1% (31,4 euro/anno).
Anche nel 2024, come già rilevato nella scorsa versione della Relazione Annuale, rispetto ai dati raccolti con riferimento all’anno di base (2016), emerge un avanzamento nel processo di miglioramento complessivo per gli indicatori di qualità tecnica individuati dall’Autorità e una lieve ma stabile crescita del numero di gestori per i quali viene svolta periodicamente dagli Enti di governo dell’ambito la ricognizione dei dati infrastrutturali e di qualità, anche con riferimento alle gestioni localizzate nell’area geografica del Sud e delle Isole.
L’analisi del fabbisogno di investimenti per il periodo 2024-2029 a livello nazionale conferma, anche per il quarto periodo regolatorio, il peso maggiore degli investimenti destinati alla riduzione delle perdite idriche nella pianificazione (che continuano a guidare le priorità nella pianificazione del settore sin dalle prime rilevazioni effettuate dall’Autorità nel 2019), seguiti dagli investimenti per la riduzione delle interruzioni (in costante crescita al 15,69%), da quelli per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata al 13,86%, e da quelli per l’adeguamento del sistema fognario al 12,79%.
In termini generali di servizio, il quadro nazionale resta orientato prevalentemente sugli investimenti pianificati nelle infrastrutture acquedottistiche (52%, senza considerare i due prerequisiti legati esclusivamente a profili della filiera acquedottistica, che hanno un peso marginale) rispetto a quelli previsti nelle reti fognarie e negli impianti di depurazione (nel complesso il 34,87%), con una forbice minima nel NordOvest (dove il fabbisogno nelle fasi di fognatura e depurazione quasi si equivale a quello di acquedotto), è più ampia nel Centro Italia a favore delle infrastrutture di acquedotto, attestandosi per queste ultime al di sopra della media nazionale (63,77%).
Teleriscaldamento: il gas si conferma la fonte primaria con il 69,8% del consumo complessivo. Metodo tariffario transitorio prorogato al 2025
In Italia la diffusione dei sistemi di telecalore è ancora limitata, ma con un trend che risulta storicamente crescente: l’incremento nell’estensione delle reti registrato nell’anno 2023 è stato pari a 97 km mentre la volumetria allacciata è cresciuta dell’1,7% (per entrambi i valori, tuttavia, si è registrato un rallentamento nella crescita rispetto agli anni precedenti). Le 5 regioni del nord Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano, da sole, oltre il 95% dell’energia termica erogata.
Nel 2023 le centrali termiche al servizio di reti di telecalore hanno prodotto 10.691 GWh termici, 6.045 GWh elettrici e 162 GWh frigoriferi. Il gas naturale si conferma la fonte energetica nettamente prevalente con il 69,8% del consumo energetico complessivo, tra le altre fonti portano un contributo significativo i rifiuti (15,4%) e le bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi, all’11,2%). Il 70% degli utenti presenta una potenza contrattuale non superiore a 50 kW, mentre il 23% ha una taglia maggiore di 50 e fino a 350 kW e solo il 7% ha una taglia superiore a 350 kW. Gli utenti di maggiori dimensioni, nonostante siano relativamente poco numerosi, rappresentano una quota cospicua dei consumi complessivi (oltre il 50%).
L’energia distribuita dalle reti di telecalore è utilizzata principalmente per la climatizzazione ambientale (riscaldamento e raffrescamento) e la produzione di acqua calda a uso igienico-sanitario, mentre è marginale l’utilizzo in processi industriali. Una quota significativa del mercato è costituita da utenze di tipo residenziale (64,0%) e terziario (33%), la domanda del settore industriale rimane marginale (3%).
A seguito del significativo incremento dei prezzi del servizio registrato a partire dall’ultimo trimestre 2021 (dagli 81 €/MWh del 2020, a 93 €/MWh nel 2021, fino a raggiungere i 155 €/MWh 11 del 2022), l’Autorità ha avviato un’indagine conoscitiva i cui esiti sono stati trasmessi nel novembre 2022 a Governo e Parlamento. Alla luce dei dati esposti, nel 2023 il Governo ha disposto l’estensione a tutte le reti di teleriscaldamento di tariffe regolate da ARERA (già previste per alcune tipologie di reti). L’Autorità ha, quindi, definito un primo quadro di regole transitorie per il 2024, intervenendo per superare le principali criticità evidenziate nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui prezzi del servizio, determinando il costo evitato secondo una metodologia che rispecchiasse meglio i costi delle tecnologie alternative e inserendo un cap al prezzo dei combustibili per assicurare la coerenza tra i costi e i ricavi del servizio (anche in presenza di tensioni nei mercati energetici internazionali).
L’Autorità ha quindi rinviato i termini di conclusione del procedimento per la definizione del metodo tariffario applicabile a regime, prevedendo al contempo una prosecuzione dell’applicazione del metodo transitorio fino al termine dell’anno 2025, con contestuale approvazione di alcuni affinamenti al metodo stesso (MTL-T).