
Ma è vero che… è sempre necessario prevedere un impianto di reintegro dell’impianto con acqua addolcita?
Un impianto di riscaldamento o di climatizzazione è un sistema complesso che, per funzionare in modo efficiente e duraturo, deve essere progettato e mantenuto con attenzione. Uno degli aspetti spesso sottovalutati è il reintegro dell’acqua all’interno dell’impianto. Ogni circuito chiuso, infatti, è soggetto a dispersioni e perdite fisiologiche, che rendono necessario aggiungere periodicamente nuova acqua. Ed è proprio qui che nasce un problema: la qualità dell’acqua di rete.
L’acqua che arriva dagli acquedotti, infatti, contiene generalmente sali di calcio e magnesio, responsabili della cosiddetta durezza. L’immissione di acqua non trattata negli impianti porta, nel tempo, alla formazione di incrostazioni calcaree e a fenomeni corrosivi. Per questo motivo, è sempre necessario prevedere un impianto di reintegro con acqua addolcita.
Il reintegro consiste nell’aggiunta di acqua nell’impianto quando, per motivi di evaporazione, perdite o manutenzioni, il volume originario diminuisce. Senza un reintegro adeguato, la pressione del circuito cala e l’impianto non può più funzionare correttamente. Un impianto di reintegro automatico, dotato di addolcitore, garantisce che l’acqua immessa sia priva (o quasi) di sali incrostanti e che rispetti i parametri richiesti dalle normative tecniche, come la norma UNI 8065, che disciplina il trattamento delle acque negli impianti termici.
Le motivazioni a favore dell’impiego di acqua addolcita nel reintegro sono numerose e tutte strettamente connesse alla sicurezza, all’efficienza e alla durabilità del sistema:
Prevenzione del calcare
L’acqua dura tende a rilasciare carbonati di calcio e magnesio quando viene riscaldata, formando depositi solidi all’interno di scambiatori, caldaie e tubazioni.
Riduzione della corrosione
Oltre al calcare, i sali presenti nell’acqua possono innescare reazioni elettrochimiche che portano alla corrosione dei metalli. Tubazioni, raccordi e corpi caldaia diventano così vulnerabili a rotture e perdite, con costi elevati di riparazione.
Maggiore efficienza
Uno scambiatore di calore incrostato anche solo di pochi millimetri richiede molta più energia per trasferire la stessa quantità di calore.
Conformità normativa
La UNI 8065 e altre direttive europee specificano i requisiti di qualità dell’acqua negli impianti termici. Non rispettarli può comportare contestazioni, perdita di garanzie del costruttore e responsabilità per il manutentore.
Cosa accade senza reintegro con acqua addolcita
Immaginiamo un impianto domestico o centralizzato che venga reintegrato regolarmente con acqua di rete non trattata: in pochi mesi si potrebbero già osservare incrostazioni nei punti più caldi, come lo scambiatore della caldaia. Dopo qualche anno, l’efficienza dell’impianto crollerebbe, con consumi maggiorati fino al 20-30%. Nei casi peggiori, i danni potrebbero portare alla sostituzione prematura della caldaia o delle tubazioni.
Si tratta quindi di un falso risparmio: non prevedere un sistema di reintegro con addolcitore può sembrare conveniente nell’immediato, ma comporta costi maggiori a medio-lungo termine.


