Per le caldaie in vigore nuovi limiti di NOx

L’entrata in vigore della più restrittiva soglia massima di emissioni di composti dell’azoto potrebbe avere un impatto rilevante sia sul mix dei prodotti presenti sul mercato, sia sulle opere di adeguamento degli impianti di scarico dei fumi.

Il 26 settembre 2018, per le caldaie per riscaldamento degli ambienti e miste che utilizzano combustibili gassosi, è entrato in vigore il nuovo limite delle emissioni dei NOx, che non dovranno oltrepassare la soglia di 56 mg/kWh medi ponderati, in termini di Potere Calorifico Superiore (GCV). Per gli apparecchi dello stesso tipo alimentati con combustibili liquidi, il valore da rispettare è oggi di 120 mg/kWh medi ponderati, sempre in termini di GCV.

Nel caso degli scaldacqua istantanei, è inoltre obbligatorio il rispetto di valori più restrittivi di efficienza energetica di riscaldamento, in relazione al profilo di carico.

Alberto Montanini, Presidente di Assotermica.Aspetti tecnici rilevanti

Abbiamo chiesto all’ing. Alberto Montanini, Presidente di Assotermica, quali sono gli aspetti tecnici più significativi dei nuovi requisiti per le caldaie a gas: «Il limite di 56 mg/kWh è generalmente già rispettato nella grande maggioranza dei generatori a condensazione di fascia medio-alta, ovvero dotati di bruciatore premiscelato. Di conseguenza, per questo tipo di prodotti non dovrebbe cambiare nulla. Diverso è il caso dei prodotti di fascia bassa che, pur rispettando il requisito minimo della direttiva ERP (ηs > 86%), per rientrare nei nuovi limiti di emissione dei NOx potrebbero necessitare di dispositivi specifici, atti a consentire la corretta gestione della più bassa temperatura dei fumi e della loro differente composizione chimica. È il caso ad esempio delle caldaie a gas a condensazione che derivano da generatori a camera stagna e tiraggio forzato, a cui viene aggiunto un recuperatore all’uscita dei prodotti della combustione. Tali apparecchi sono ora dotati di bruciatore atmosferico, ma dovranno essere riprogettati con un bruciatore iperstechiometrico con tappeto di fiamma e con un diverso e più avanzato sistema di controllo della combustione di questi generatori. Esiste inoltre la possibilità di formazione di condensa anche acida, con la conseguente necessità di evitare fenomeni di corrosione sia dei componenti del generatore. In pratica questi prodotti – circa il 19% dell’attuale mercato – risulteranno più complicati da fabbricare: è perciò ragionevole attendersi un incremento del loro prezzo. I nuovi limiti di emissione acustica previsti per i generatori di calore, invece, non dovrebbero comportare effetti sostanziali sui prodotti in commercio».

Quali sono i consigli di Assotermica per gli operatori del settore (imprese, installatori, ecc.)?
«Nella grande maggioranza dei casi, in particolare per le canne collettive ramificate presenti negli edifici condominiali, il termine per l’adeguamento previsto dalla Legge 266/97 non è mai stato rispettato. I problemi di tiraggio, che mettono in crisi i generatori di calore, sono perciò all’ordine del giorno assieme alla possibilità di rigurgito dei fumi, specie nelle fasi iniziali del funzionamento. Si tratta non solo di un problema tecnico, che merita comunque un’attenzione specifica, ma soprattutto di un rischio per la sicurezza, rispetto al quale bisognerebbe svolgere una campagna di informazione rivolta agli abitanti di questi edifici e in particolare agli amministratori di condominio che, in assenza del terzo responsabile della centrale termica, sono direttamente responsabili del corretto funzionamento degli impianti di riscaldamento e di produzione dell’ACS. Di conseguenza, oggi il contributo di un tecnico competente – in grado di indagare le effettive condizioni delle canne fumarie e di prescrivere gli interventi necessari al loro adeguamento – è praticamente indispensabile nel caso di sostituzione di qualsiasi generatore, sia esso centralizzato o autonomo».

«Parallelamente – conclude l’ing. Montanini – è opportuno segnalare come la sostituzione di un generatore di calore vetusto restituisca sempre un consistente vantaggio in termini di riduzione dei consumi e, perciò dei costi di gestione, al quale sommare l’ulteriore convenienza rappresentata dalle detrazioni fiscali. Si tratta perciò di interventi che presentano un impatto economico relativo e che contribuiscono al miglioramento delle condizioni di sicurezza degli edifici».

Nel numero di ottobre di GT verrà pubblicata l’intervista completa