Impianti Padova è una realtà che nasce dal coraggio di reinventarsi e di scommettere sulle proprie passioni. Valerio Tiranti nel 2012 lascia il suo posto di lavoro fisso e decide di mettersi in gioco per trovare la propria strada. Da un mix di intuito, studio e gavetta, nel 2020 nasce Impianti Padova.
Questo mese scopriamo la storia di Valerio Tiranti, fondatore della Impianti Padova: un percorso fatto di coraggio e tenacia che lo ha portato a creare un’azienda che oggi è strutturata e capace di rispondere a tutti i tipi di interventi, dalla termoidraulica al campo elettrico.
Ci racconti un po’ di lei: qual è stato il suo percorso di studi?

«Sono laureato in ingegneria elettronica e ho lavorato per tanti anni nel mondo della progettazione elettronica, integrazione sistemi e portali web, con progetti per grandi aziende anche a livello internazionale.
All’inizio è stato un percorso gratificante perché ciò che facevo mi è sempre piaciuto ma, a un certo punto, mi sono sentito “ingabbiato” nel lavoro d’ufficio, tra call e riunioni, ore e ore dietro una scrivania. L’entusiasmo col tempo è scemato e mi sono deciso a prendere una strada diversa».
A cosa ha pensato?
«Beh, mi sono chiesto quali fossero le effettive richieste del mercato: che cosa c’è da fare e che cosa non mancherà di essere richiesto nel futuro? Ho constatato che nel mondo artigiano ci sarebbe stata una grande carenza di figure professionali, di manodopera, di conoscenza, eccetera.
Nel 2012 ho deciso di aprire partita iva e di iniziare a prendermi cura delle case dei clienti: da principio facevo un po’ di tutto, sostanzialmente manutenzioni di diverso tipo, soprattutto elettrica (e per quello i miei studi sono stati sicuramente utili), ma anche piccola idraulica.
Quando mi sono rivolto alla Camera di Commercio, ho scoperto di avere tutte le lettere di abilitazione professionale: è stata una sorpresa che non ho preso però sottogamba: avevo deciso di mettermi a studiare seriamente, inizialmente approfondendo la parte normativa dell’elettrico – che è stato il mio primo focus – poi, successivamente ho capito che potevo (e volevo!) fare lo stesso anche per il campo idraulico».
Come ha approfondito le competenze nel campo dell’idraulica?
«Il mestiere va imparato, ma si può parallelamente anche studiare, perché i fornitori o comunque la letteratura tecnica offrono parecchio per potersi informare e formare. Ovviamente c’è la pratica, che è indispensabile. Dunque, nonostante la giovane età, sono andato a imparare da un paio di artigiani coi quali collaboravo, li aiutavo per acquisire la pratica nel settore. Trascorso qualche anno, ho sentito che la ditta individuale mi andava stretta. Nel 2020 ho deciso di trasformare l’azienda, da ditta individuale, in una vera e propria azienda e gli artigiani che già lavoravano con me e sono voluti rimanere sono diventati dipendenti».
Quanti dipendenti conta oggi l’azienda?
«Oggi sono 7 (6 tecnici e un back office), e la maggior parte dei tecnici, pur avendo le proprie specializzazioni, nell’elettrico o nell’idraulico, riesce comunque a lavorare su entrambe le divisioni. Ma la mia idea per il futuro è quella di formare dei ragazzi a 360°: puntare sui ragazzi è la vera svolta».
Com’è la sua esperienza rispetto alla difficoltà di trovare personale?
«È effettivamente uno dei maggiori problemi che abbiamo sempre avuto. Non mi piace l’idea di dover “rubare” persone da altre aziende, così mi sono detto che era necessario introdurre delle nuove professionalità. Ho iniziato allora a collaborare con diversi enti formativi della zona, presso i quali tengo corsi di formazione, sia elettrici che termoidraulici. Vedo subito chi può essere davvero interessato al mestiere e a questi offro uno stage (retribuito) in azienda. Se si dimostrano persone valide, qui si fermano.
Reimmettere persone già adulte però non basta: la nostra azienda ha davvero bisogno di trovare giovani che vogliano crescere e formarsi con noi. Per questo, da più di due anni, ho cominciato a collaborare con le associazioni di categoria e a interagire anche con i ragazzi che hanno un entusiasmo e un approccio del tutto diverso.
Voglio far capire loro che l’idea dell’idraulico, oggi, è quanto di più lontano da quello che pensano sia per i loro genitori (che spesso, per questo, sono anche molto oppositivi rispetto al lasciare il figlio libero di intraprendere questa strada). Ci sono competenze che si mischiano e ci vuole quella flessibilità mentale e una predisposizione per il digitale che solo i giovani hanno».
Chiudiamo allora con un consiglio…
«Il tecnico, termoidraulico o elettricista, oggi deve necessariamente avere una preparazione di base, perlomeno a livello di diploma. Perché, se è vero che noi lavoriamo con le mani, dietro ci devono essere la capacità e le competenze di lavorare prima anche col cervello. Il mio consiglio, se si crede di essere interessati a questa professione, è quello di provare attraverso uno stage durante il quale mettersi in gioco e capire davvero se questa potrebbe essere la strada giusta.
E, in caso di risposta affermativa, mi rivolgo ai genitori, con la speranza che non dequalifichino una professione che ha molto da dare. Bisogna prima imparare a lavorare, impegnarsi e poi, sicuramente, arriveranno risultati e gratificazioni (anche economiche)».