
La recente indagine Nomisma, commissionata da ANGAISA, mostra come il settore idrotermosanitario generi, nel nostro Paese, circa 93 miliardi di valore. Quasi la metà degli italiani farà lavori in casa entro 12 mesi e, il 79% degli italiani si sta attivando anche per migliorare l’efficienza energetica delle proprie abitazioni.
Gli italiani continuano a ristrutturare le proprie abitazioni, guardando soprattutto al risparmio energetico (79% degli intervistati). Circa la metà (47%) ha in programma interventi di spesa e manutenzione entro i prossimi 12 mesi, per cui si rivolgerà a imprese e professionisti del settore idrotermosanitario e dell’impiantistica. Un settore che vale nel suo complesso 42,8 miliardi di euro – secondo i risultati di uno studio realizzato da Nomisma e commissionato da ANGAISA, l’associazione nazionale di categoria dei distributori specializzati che operano nel settore idrotermosanitario – con 23.762 imprese attive tra produttori, distributori, installatori e studi tecnici.
L’analisi è stata presentata nel corso del XXVI Convegno Nazionale ANGAISA, a Milano, alla presenza delle associazioni e degli esponenti delle maggiori imprese italiane del comparto.
Idrotermosanitario e impiantistica hanno subito un rallentamento negli ultimi anni, causato principalmente dalla stretta sugli incentivi fiscali: dall’indagine condotta tra i consumatori, emerge infatti che il 25% degli italiani non ristrutturerebbe in assenza di incentivi, mentre il 48% ha affermato che la presenza dei bonus è stata determinante per convincerli a intervenire. Nonostante l’incertezza, la manutenzione della casa sembra comunque rimanere una priorità condivisa a livello trasversale dagli italiani, con 2 intervistati su 3 che dichiarano di avere in programma una ristrutturazione nell’arco dei prossimi tre anni.
L’impatto del settore sull’economia italiana ammonta a 93,1 miliardi di euro in termini di valore aggiunto se si includono quello indiretto e gli indotti. Nel dettaglio, Nomisma stima 22,3 miliardi di valore aggiunto diretto, 41 miliardi generati lungo la catena del valore e 29,8 miliardi derivanti dai consumi delle famiglie coinvolte.
Le società di capitali impiegano 125.721 addetti (+6,4% rispetto all’anno precedente), con una media di 9 per azienda, ma nel suo complesso la filiera attiva quasi 1,3 milioni di addetti tra diretti, indiretti e indotti. Ciò significa che, in totale, per ogni euro prodotto dal comparto ne vengono attivati 4,2 nel sistema economico nazionale. A livello occupazionale, l’attività di ogni lavoratore impiegato nelle imprese del settore idrotermosanitario ne attiva un totale di 5,1, considerando le filiere produttive e gli indotti.
Relativamente al gettito fiscale prodotto dalle sole società di capitali attive nel settore, nel 2024 è stato pari a 896 milioni di euro, per un totale delle imposte versate negli ultimi 5 anni che è stato superiore ai 4,5 miliardi di euro. In un contesto macroeconomico caratterizzato da molteplici fattori di incertezza e complessità, il settore idrotermosanitario e dell’impiantistica cerca dunque un nuovo equilibrio per tornare alla crescita, dopo la fine della stagione degli incentivi.
Per gli italiani la casa deve offrire il massimo comfort
In Italia, l’abitazione continua ad essere considerata una priorità e un investimento a lungo termine per il futuro della famiglia (per il 27% del totale degli intervistati da Nomisma). Ma, soprattutto, è un luogo da vivere oggi, e come tale deve offrire il massimo comfort (per il 63% dei rispondenti). Se la casa funge da primo presidio di benessere, alto è il livello di soddisfazione trasversale (75%): il giudizio positivo non è episodico e riguarda tutte le generazioni e tutti i territori, con scarti minimi. Entrando nel merito della soddisfazione rispetto agli ambienti, il 76% degli intervistati indica al primo posto assoluto la vivibilità rispetto al clima, che precede il numero e la dimensione delle camere disponibili (73%), gli arredi, le finiture e i rivestimenti.
Se i consumi energetici sono indicati come una priorità assoluta solo dal 60% degli intervistati, il vero driver di soddisfazione è rappresentato dalla qualità dell’esperienza dentro gli spazi abitativi: clima interno, comfort percepito, funzionalità reale. È qui che si gioca la competizione del mercato dell’abitare.
Al contempo, gli italiani si mostrano estremamente attenti nel proteggere nel tempo il valore dell’abitazione di proprietà e nel 47% dei casi dichiarano di avere in programma di attuare interventi e investimenti nei prossimi 12 mesi. Se nessuna generazione considera la casa un tema secondario, la manutenzione dell’abitazione è una priorità condivisa a livello trasversale tanto che 2 italiani su 3 guardano alla ristrutturazione come a un progetto da mettere in campo nei prossimi due o tre anni. 1 su 4 è addirittura già nella fase attiva di raccolta delle informazioni con progettisti e imprese di ristrutturazione e arredamento. Tra questi, la spesa prevista è pari a circa 37 mila euro.
Quella che gli italiani hanno in mente è una ristrutturazione pragmatica, che parte dall’essenziale: prima ciò che si vede e si vive ogni giorno, poi ciò che incide sulla qualità energetica della casa. Arredi (con il 55%), infissi e pavimenti e rivestimenti (entrambi con il 51%) guidano la classifica, seguiti dagli interventi strutturali che migliorano comfort ed efficienza (interventi di isolamento interno ed esterno, sistema di condizionamento dell’aria, efficientamento della climatizzazione con pompa di calore, rifacimento del tetto per coibentazione, ecc).
Ad ogni modo, il comfort è al centro della scelta di intervenire: solo tra i giovani si pensa relativamente di più a un aumento di valore della casa, specie tra chi abita nel Nord Italia. L’efficienza energetica rimane il terzo elemento di interesse, con una sensibilità maggiore da parte dei Millenials (17%) e al Centro Italia.
Risparmio energetico, sostenibilità e incentivi fiscali
Per il 79% degli italiani, il risparmio energetico è la leva che attiva l’azione, pur dovendo considerare le disponibilità della famiglia. Seguono la sostenibilità per ridurre l’impatto ambientale (per il 71% degli intervistati) e l’utilizzo di materiali e prodotti green per finiture, impianti e arredamenti (67%). Secondo la survey di Nomisma, infine, unitamente ai costi elevati e ai tempi incerti, è la burocrazia il principale ostacolo ai progetti di ristrutturazione degli italiani. Semplificare, pertanto, è la chiave per trasformare intenzioni in interventi concreti.
Il 25% degli italiani dichiara che senza gli incentivi non ristrutturerebbe mentre il 48% ha affermato che la presenza dei bonus è stata determinante per convincerli a intervenire.
Nel complesso, gli intervistati dichiarano una conoscenza molto alta dei principali bonus disponibili — dall’Ecobonus al Bonus ristrutturazioni — ma il livello cala quando si passa alle misure più tecniche come il Conto Termico. Se il livello di familiarità è ampio, la comprensione reale è più selettiva: un segnale chiaro per chi deve comunicare l’efficienza e la sostenibilità in modo più semplice e accessibile. Quasi 1 italiano su 2 pensa che le difficoltà nell’applicazione dei bonus edilizi siano superabili e la relativa raccolta e consegna dei documenti necessari si riesce a gestire agevolmente con il supporto di tecnici installatori o di cantiere.
Quali possibili stimoli per il settore?
La dinamica recente mostra però una filiera che, dopo essere cresciuta negli anni del Superbonus, ora si trova ad affrontare una fase di normalizzazione caratterizzata da maggiore selezione sul mercato, meno spinta alla domanda, margini sotto pressione e investimenti più cauti.
Degli incentivi rimasti – Bonus Ristrutturazioni, Ecobonus, Sismabonus, Bonus Casa – molti saranno progressivamente ridotti nei prossimi anni, inducendo la domanda ad adottare un approccio più razionale e selettivo. Il settore – prosegue ANGAISA – nutre aspettative di stimolo provenienti dalla Direttiva Case Green e dal Decreto Salva Casa ma, soprattutto, dal nuovo Conto Termico, che rappresenta l’unico incentivo realmente strutturale per accompagnare la transizione energetica: una dotazione da 900 milioni l’anno, fino al 65% di contributo per privati e il 100% per la PA, accesso esteso a imprese e comunità energetiche.
La domanda potenziale è alta, soprattutto per pompe di calore, sistemi ibridi, impianti a biomassa, solare termico e fotovoltaico con accumulo integrato, coibentazioni, automazioni e recupero calore. Ciò che manca al momento sono disposizioni attuative chiare, soprattutto per le tecnologie ibride e per la semplificazione delle procedure GSE.
«In uno scenario caratterizzato dal rallentamento del mercato, acuito dall’incertezza sulle prospettive dell’economia nazionale, il settore idrotermosanitario rappresenta una delle leve più immediate per sostenere il percorso verso la decarbonizzazione intrapreso anche dall’Italia. Per sostenere lo sviluppo del settore, che gioca un ruolo di rilievo sull’economia nazionale, quello che serve oggi non è una nuova corsa agli incentivi, ma una cornice regolatoria chiara, stabile e di lungo periodo», commenta Roberta Gabrielli, responsabile Marketing, Business Processes e Communication di Nomisma.
«La riqualificazione del patrimonio immobiliare avrà un peso crescente nell’economia italiana nel corso dei prossimi anni, per le esigenze delle famiglie quanto per gli obiettivi di politica ambientale. Il clima di sfiducia non è dunque destinato a prevalere nel medio termine ed è auspicabile che le istituzioni mettano a punto una nuova strategia, compatibile con il quadro di finanza pubblica, che curi le ferite lasciate dalla rapida chiusura della stagione degli incentivi. Come operatori del settore registriamo intanto una maggiore consapevolezza dei consumatori per il risparmio energetico e un forte interesse per il comfort, che le imprese specializzate stanno già traducendo in una solida generazione di valore economico per il sistema Paese», dichiara Maurizio Lo Re, presidente ANGAISA.


