
La transizione energetica come processo attivo e con diviso dai vari attori della filiera, gli incentivi fiscali in essere e quelli che verranno, l’importanza della formazione: abbiamo parlato con Viessmann di alcuni temi oggi centrali per il mondo ITS.

Abbiamo incontrato Alberto Villa, responsabile rapporti istituzionali di Viessmann Italia, nell’ambito della Fiera Heat Pumps, svoltasi a Milano nel mese di aprile. Viessmann, azienda storicamente nota per la fabbricazione di caldaie a gas, ha deciso ormai da anni di dedicare una buona fetta del suo business alla produzione e all’utilizzo dell’energia elettrica; un’elettrificazione dei consumi che si declina in larga parte nel riscaldamento domestico.
La multinazionale tedesca, oggi parte del Gruppo Carrier, ha così nel tempo affiancato alla sua produzione “classica” quella di tecnologie alternative e sostenibili, come sistemi ibridi e pompe di calore, oltre a dedicarsi alla generazione di energia elettrica tramite fotovoltaico e sistemi di accumulo.
Con quali tecnologie vi proponete sul mercato delle pompe di calore?
«In ambito residenziale una delle ultime novità presentate da Viessmann è Vitocal 250-A PRO, pensata proprio per il mercato dei condomini: un nuovo tassello per affrontare l’ambito che definiamo “light commercial”. Si tratta di una macchina da 40 kiloWatt nominali, che utilizza gas propano, il che ci pone di fronte ai due pilastri della transizione energetica, quello del regolamento F-Gas e quello della direttiva EPBD».
Nuovo regolamento F- gas: limiti e opportunità
«Il primo ha imposto, in modo forse un po’ prematuro, dei paletti ai produttori – e quindi al mercato – su un percorso di transizione energetica già intrinsecamente complicato. Prescrivere l’utilizzo di gas refrigeranti come il propano porta infatti innegabili vantaggi (è un gas refrigerante sostenibile ed ecologico, a bassissimo impatto ambientale, ideale per funzionare anche a temperature elevate) ma anche diverse criticità, sia per l’installatore che per il centro di assistenza tecnica.
Il propano, essendo infiammabile, ha infatti bisogno di determinati spazi di rispetto per l’installazione, di sicurezze intrinseche e di apparecchiature ATE X: chi ci mette mano deve essere adeguatamente formato. Il regolamento F-gas ha “creato” questa situazione: la normativa EPBD e gli incentivi fiscali dovranno di conseguenza definire quelli che sono i dettami politici per arrivare alla famosa decarbonizzazione totale: sono due treni che viaggiano su binari paralleli».

Competenze dell’installatore
Quali nuove abilità saranno richieste agli installatori?
«Bisognerà installare una quantità elevata di pompe di calore, perciò il tema delle competenze dell’installatore è fondamentale. Già da un punto di vista generale, la transizione da caldaia a pompa di calore richiede nuove skill. Dove prima possedevamo una conoscenza consolidata di quelle che erano le norme tecniche sulla canna fumaria, sui gas combustibili, sull’impianto interno del gas, ora si interfacciano svariate abilità. Quella termotecnica, in primis, perché il dimensionamento della pompa di calore è un punto chiave fondamentale per la buona riuscita dell’impianto: il dimensionamento del sistema di accumulo, del sanitario, etc, sono tutti aspetti che poi concorrono al perfetto funzionamento del sistema.
Anche il tema dei monitoraggi è fondamentale, perché l’utente finale si aspetta, giustamente, di verificare i risparmi ottenuti tramite la nuova tecnologia. Per non parlare poi della competenza legata all’aspetto commerciale. Stiamo parlando di tecnologie che, magari abbinate anche a un impianto fotovoltaico, hanno un impatto economico molto diverso rispetto a quello di un semplice cambio caldaia. L’installatore dovrà quindi approfondire anche il lato tecnico-commerciale nell’interazione con l’utente finale, facendogli comprendere che il suo immobile acquisterà valore di mercato, che farà “il salto energetico”; che si va, insomma, verso il futuro.
La transizione energetica richiede dunque un’estrema competenza. Non solo da parte dell’installatore, ma di tutta la filiera. In questa “rivoluzione”, l’impiantista è parte di una catena in cui devono funzionare tutti gli anelli. Sarà perciò interessato da un processo di formazione molto importante, poiché dovrà iniziare a imparare a utilizzare questa macchina abitualmente e, prima svilupperà tali competenze, meglio sarà per il suo business».
Incentivi: il panorama attuale
Quando gli incentivi diventano opportunità di business per l’installazione?
Gli incentivi sono più che mai necessari: la pompa di calore, inutile negarlo, è una tecnologia più costosa della caldaia. Non soltanto in termini di prodotto, ma anche di complessità impiantistica, anche nel caso di adeguamenti di impianti esistenti. È più che mai necessario, quindi, sostenere questi investimenti con un adeguato programma di incentivazione.
In questo senso, l’orientamento dell’ultimo PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) sembra andare proprio in questa direzione. Innanzitutto, ha messo nero su bianco come i prossimi incentivi debbano essere strutturali, quindi durare diversi anni ed essere funzionali. Inoltre, indica che l’incentivo deve essere direttamente proporzionale al risparmio energetico. Per la famiglia di incentivi che abbiamo conosciuto finora bastava la sostituzione della tecnologia, non vincolata all’effettivo risparmio (a differenza del superbonus che invece aveva introdotto il doppio salto di classe).
In futuro, indica sempre il PNIEC, l’incentivo dovrà essere proporzionale al reddito, quindi favorire i meno abbienti, contrastare la povertà energetica, con aliquote anche importanti e favorire l’accesso a finanziamenti a tasso agevolato. C’è davvero bisogno di questi incentivi, il mercato li richiede. Gli ultimi dati presentati da Assoclima a Heat Pumps 2025 sulle pompe di calore residenziali confermano la decrescita iniziata nel 2023, dopo i numeri del superbonus e dello sconto in fattura.
Il mandato irrevocabile all’incasso
«Ad oggi Enea non ha ancora aggiornato i portali; a oggi, quindi, nessuno può inserire una richiesta di detrazione fiscale per il 2025. Stanno aumentando invece le richieste per il conto termico 2.0. Al suo interno, infatti, troviamo uno strumento interessante: il mandato irrevocabile all’incasso, un meccanismo presente da tempo ma finora poco utilizzato. Il funzionamento è semplice: a fronte della compilazione di un modulo, l’utente finale si impegna a cedere l’incentivo al mandatario (installatore), che riceverà i soldi erogati dal GSE direttamente sul proprio c/c.
L’incentivo lo percepisce quindi l’installatore, che può fare uno sconto in fattura di pari importo all’utente finale. Se l’incentivo è sotto i 5.000 euro riceverà la cifra in una volta sola, dopo 2/3 mesi dalla fine dei lavori, il tempo di elaborazione della pratica: si deduce come ciò, anche per un piccolo installatore, non richieda un particolare impegno a livello finanziario e possa invece essere vantaggioso».
La “transizione attiva”
Cosa fa Viessmann per supportare i propri clienti installatori?
«Viessmann è una delle poche aziende che lavora in maniera esclusiva col canale corto, quindi con l’installatore, non con rivenditori e grossisti. Perciò, tra le sue missioni, c’è senz’altro quella di contribuire alla formazione dei propri installatori. Per questo la chiamiamo Active Transition, e la formazione è proprio una delle attività che accompagneranno questa transizione energetica.
Abbiamo, ad esempio, un’accademia che elargisce corsi per installatori e per i progettisti. Io, poi, mi occupo direttamente di tutta la formazione legata agli incentivi fiscali e sul conto termico. Per quanto riguarda la proposta di servizi, oltre all’area riservata a tutti i vari meccanismi incentivanti, l’azienda mette a disposizione delle partnership con i principali istituti di credito consumo finanziari: facciamo degli accordi e mettiamo a disposizione dell’installatore la possibilità di proporre questi finanziamenti all’utente finale, proprio nell’ottica di interventi sempre più costosi».