Cogliere le opportunità per gestire il cambiamento

Angaisa

La 24° edizione del convegno nazionale Angaisa ha fotografato un settore che sta risentendo del depotenziamento degli incentivi, ma individua nella transizione energetica un nuovo strumento per tenere insieme la filiera.

Emblema italiano della comunicazione, l’Università IULM di Milano è stata teatro dell’ultimo meeting invernale Angaisa, durante cui sono stati presentati i dati e i trend di settore, arricchiti da spunti di riflessione per un miglioramento continuo.

«I giovani sono chiamati ad assumere un ruolo chiave nelle aziende di domani, portando la loro energia e favorendo il ricambio generazionale nel miglior modo possibile» è stato il pensiero espresso da Massimiliano Bruni, prorettore dell’Università IULM con delega ai rapporti con le imprese. Si è mosso sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Maurizio Lo Re, presidente Angaisa: «All’interno del mio mandato, mi sono posto quattro priorità per il programma associativo: innovazione tecnologica, formazione, ricambio generazionale e sinergia tra gli attori della filiera, con l’obiettivo di migliorare le competenze delle aziende associate».

Alla ricerca di nuove strategie

«Non potevamo pensare che una crescita così importante come quella in doppia cifra degli ultimi due anni potesse continuare. Il depotenziamento del bonus edilizio e lo stop alla cessione del credito sono fattori che hanno fatto fermare il mercato, portando a un calo importante del fatturato» ha aggiunto il presidente Lo Re. La congiuntura attuale spinge a cercare e attuare nuove strategie, facendo ricorso alla transizione energetica come strumento per tenere unita tutta la filiera: «È un percorso che riserva grandi opportunità per il sistema produttivo del nostro Paese, come mostrano gli spunti provenienti dalla ricerca realizzata da Nomisma» ha sottolineato ancora Lo Re.

Ancora poca consapevolezza sui consumi di energia

La presentazione della società – che da 35 anni realizza ricerche di mercato e consulenze per imprese, associazioni e istituzioni pubbliche – ha avuto non a caso un ruolo centrale per il meeting, facendo luce sulla propensione degli italiani al rinnovamento e alla ristrutturazione della casa.

Roberta Gabrielli e Paola Piccioni, rispettivamente Head of Marketing and Business Processes e Project Manager Nomisma, hanno sottolineato infatti che solo l’11% delle famiglie ha effettuato lavori di ristrutturazione nell’ultimo anno, quasi sempre ricorrendo ai bonus edilizi.

Nello specifico, dalla ricerca emerge che la maggior parte degli alloggi in Italia è rappresentata da case vecchie con metrature fra i 70 e i 109 m2, in genere poco efficienti sotto il profilo energetico. Sembra approssimativo anche il grado di consapevolezza della popolazione rispetto all’efficienza energetica: il 54% non conosce la classe energetica dell’edificio in cui vive, mentre il 30% ha risposto indicando una classe energetica tra D e G.

«Se prendiamo in considerazione gli impianti, i dati evidenziano che il riscaldamento autonomo è il sistema prevalente nelle abitazioni, con una percentuale pari al 71%; è fondamentalmente caratterizzato dalla presenza di radiatori/termosifoni (85%), con temperature regolate attraverso un termostato centralizzato nel 62% dei casi, valvole termostatiche nel 25% dei casi e domotica per il 5%. Gli impianti sono alimentati da metano/gas di rete per il 73%, elettricità e biomasse per il 6%, energia solare per il 5% e GPL per il 5%» hanno spiegato Gabrielli e Piccioni.

Altri dati mostrano che solo il 36% delle famiglie ha in casa una caldaia con meno di 5 anni di vita, mentre gli apparecchi sono equamente suddivisi (a livello di tipologia) tra caldaie a conden sazione e caldaie di tipo convenzionale. Interrogato sulla presenza di altre fonti di riscaldamento, il 62% degli intervistati ha dichiarato di avere in casa un condizionatore fisso, il 27% una pompa di calore e il 20% uno scaldabagno elettrico per la produzione di ACS.

In merito a chi non ha condizionatore o pompa di calore, il 16% ha intenzione di acquistare entro il 2024 un condizionatore fisso e l’8% una pompa di calore.

La chiave dei bonus edilizi

Lo stop del meccanismo di cessione dei crediti da bonus edilizi si sta riverberando in modo negativo nella filiera impiantistica, con un diffuso calo dei fatturati. A tal proposito, Angaisa, Federcostruzioni e Anima Confindustria hanno lanciato l’allarme, sottolineando che solo caldaie e pompe di calore, secondo i dati di Anima, potrebbero perdere circa mezzo miliardo di euro di fatturato nel 2023 rispetto al 2022.

Il dato sul segmento presentato dal Cresme è in effetti preoccupante: la stima del mercato italiano dei condizionatori e pompe di calore nel 2022 era di 2.324.171 unità, mentre nel 2023 è scesa del -19,3% con 1.875.436 unità. Dalla ricerca di Nomisma emerge un dato ulteriore, cioè che il 50% degli intervistati non ha mai effettuato interventi di riqualificazione e non ha nemmeno in programma di farlo.

Chi non ristruttura adduce in primo luogo la motivazione del costo (46%); a seguire ci sono la mancata necessità di efficientare gli impianti e la complessità percepita nel percorso di accesso agli incentivi. Restando in tema di bonus, Gabrielli e Piccioni hanno anche messo in evidenza che «il 75% delle famiglie che ha realizzato interventi nell’ultimo anno ha fatto richiesta di incentivi e, di loro, il 39% non si sarebbe attivato altrimenti».

Passando ai dati cari agli attori del settore, invece, il 71% dei lavori realizzati è stato finalizzato al miglioramento termico dell’edificio; seguono gli interventi per il condizionamento (64%) e l’implementazione di domotica e gestione dei consumi (45%). L’installazione di pannelli solari/impianti fotovoltaici ha pesato per il 31%, mentre la messa in opera di sistemi per il recupero acque per il 27%. Le famiglie si sono rivolte a professionisti di comprovata esperienza, instaurando e mantenendo con loro un rapporto di fiducia e un contatto diretto.

«I distributori specializzati mantengono una leadership importante nel grado di soddisfazione delle famiglie (76%). Nelle posizioni successive troviamo i muratori (74%), i negozi fai-da-te (73%), gli idraulici specializzati (70%) e le imprese edili (69%)».

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AngaisaGli scenari futuri

Il settore delle costruzioni ha in ballo diversi interrogativi per il futuro, tra cui la mancanza di un “sostituto” per i bonus edilizi e l’alto potenziale delle opere pubbliche. Si è espresso in merito Lorenzo Bellicini, come di consueto relatore in veste di direttore del Cresme: «Il Superbonus ha dimostrato che il sistema produttivo italiano sta bene. Ora ci sono segnali di rallentamento nel mercato della riqualificazione, con una frenata a oggi ancora lieve ma destinata a diventare più pesante il prossimo anno. Tuttavia, il settore delle costruzioni vive un momento di grande crescita per quanto riguarda le opere pubbliche, che sostengono il mercato. Non ci sono gare deserte in questo ambito, anzi ci sono ancora appalti aperti da aggiudicare, per cui l’aspettativa a riguardo per il futuro è positiva».

Passando alle prospettive per il 2024, lo scenario non sembra certo roseo: il 25° Rapporto congiunturale e previsionale del Cresme mostra che per più della metà del suo valore il mercato delle costruzioni è legato agli incentivi fiscali, poiché nel 2023 il 56,2% del valore della produzione (167 miliardi di euro) è stato generato dalla manutenzione straordinaria; per il 2024 si prevede inoltre un crollo di quasi il 15% negli investimenti per il rinnovo degli edifici (di cui circa il 26% relativo al settore residenziale).

Da una stima di Federcostruzioni elaborata proprio sui dati Cresme, emerge che rispetto ai circa 30 miliardi di crediti incagliati stimati, sono oltre 51.000 le imprese esposte al fallimento, con una stima di 150.000 famiglie il cui sostentamento è a rischio. Alla domanda “Cosa ci si aspetta dal prossimo anno?” ha risposto anche Nomisma, che ha mostrato come preoccupazioni, dubbi e incertezze non manchino:

«Il prossimo futuro viene percepito come incerto da oltre una famiglia su due – hanno illustrato Gabrielli e Piccioni – Solamente poco più di un nucleo familiare su quattro ha intenzione di realizzare nei prossimi 12 mesi interventi di miglioramento e ristrutturazione per migliorare la classe energetica della propria abitazione, con priorità agli interventi per il miglioramento termico dell’edificio, per il condizionamento e l’installazione di pannelli solari e impianti fotovoltaici. Tra costoro, otto famiglie su dieci ricorreranno ai bonus edilizi (anche se ridimensionati), cui si aggiungono incentivi regionali, Superbonus e conto termico. Gli incentivi saranno primari anche in futuro, come dimostra il dato secondo cui senza tale leva il 66% degli intervistati non affronterebbe i lavori.

«L’incertezza in merito al futuro degli incentivi e la mancanza di un quadro normativo chiaro non aiutano positivamente gli investimenti. Sette famiglie su 10 pensano di dover accendere un finanziamento per gli interventi di efficientamento energetico e, inoltre, le famiglie hanno colto solo parzialmente la reale portata della Direttiva Case Green: il 40% degli intervistati ha dichiarato di non conoscerla e non sa quali restrizioni potrebbero essere introdotte sulla commercializzazione delle caldaie a gas».

Il ruolo dell’edilizia e delle costruzioni

Per il futuro sviluppo economico del Paese, l’edilizia ha un ruolo chiave. Parola delle categorie produttive più significative di tutto il mercato edile e infrastrutturale, la cui voce nel meeting Angaisa è stata rappresentata dalla presidente di Federcostruzioni Paola Marone: «Le costruzioni sono legate a quasi il 90% dei settori produttivi. La spesa aggiuntiva di un miliardo in questo mercato genera effetti diretti e indiretti per 2,3 miliardi di euro, che arrivano a 3,5 nel lungo periodo in termini di occupazione, producendo un incremento di oltre 15.500 posti di lavoro».

Osserva a questo proposito Bellicini: «È urgente riprogettare il modello del settore, provvedere a una modernizzazione digitale, pensare sempre più alla sostenibilità. Il tutto considerando l’attuale forte dipendenza dalle opere pubbliche, in aumento del 29,7%. Con la chiusura del Superbonus e l’approccio delle opere pubbliche siamo di fronte a una grande sfida realizzativa sotto il profilo della manodopera».

I dati del 2023 mostrano investimenti di oltre 235 miliardi, per un totale della produzione di oltre 300 miliardi; le stime di fine anno hanno previsto un calo del -0,6% a valori costanti, fortemente influenzato dal -11,4% nel residenziale.

L’AI NEL SETTORE ITS – Una delle questioni più attuali del mondo ITS è quella delle opportunità d’impiego dell’intelligenza artificiale anche nella distribuzione, così da aumentare la competitività e attuare una strategica profilazione dei clienti.

Sul tema è intervenuto un altro dei relatori del meeting Angaisa: Massimo Minguzzi, CEO di Idrolab. L’intelligenza artificiale va vista come un supporto – uno strumento da usare sia lato distributore sia lato produttore – che può agevolare le attività aziendali, compresa l’automazione. La tecnologia necessaria oggi non manca, ma c’è un problema di strategia e disponibilità di informazioni di base e corretta profilazione dei clienti: bisogna in primis definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere, (tipicamente l’aumento delle vendite e dei profitti), cosa che è possibile solo con una profonda conoscenza dell’azienda.

«L’intelligenza artificiale non è addestrata sui dati di Internet, ma su quelli della specifica azienda. Si tratta di una tecnologia progettata per rispondere a qualsiasi domanda sull’azienda, sui clienti, sui fornitori, sulle transazioni, sui prodotti e sui servizi con grande precisione, più velocemente di quanto potrebbe fare un essere umano. Tutto ciò che è inserito nei database aziendali è immediatamente accessibile da qualsiasi collaboratore, che può ottenere risposte immediate anche operando su set di dati diversi. Pensate a che immensi vantaggi commerciali può portare».