L’evoluzione del concetto di Supply Chain Management

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In questi ultimi anni l’evoluzione e l’attenzione verso il concetto di Supply Chain Management sono in crescita fenomenale anche nelle aziende del comparto dei prodotti idrotermosanitari. Le aziende cercano una maggiore efficienza e integrazione tra tutti i soggetti coinvolti nella gestione della catena di fornitura, con una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e al ruolo di Supply Chain Manager.

La logistica, intesa come funzione aziendale dedicata alla movimentazione delle merci nell’ambito del processo produttivo, si è evoluta nel corso del tempo nel più vasto concetto di Supply Chain Management, che in italiano significa letteralmente “gestione della catena di fornitura”. Nonostante l’alta popolarità del Supply Chain Management, non esiste unanime consenso sul significato dell’espressione, anche perché il suo sviluppo in ambito manageriale è abbastanza recente.

Probabilmente la definizione che meglio ne riassume gli aspetti principali è la seguente: “la gestione della catena di distribuzione è un sistematico e strategico coordinamento delle tradizionali funzioni aziendali e delle tattiche, prima all’interno di ogni azienda e poi lungo i vari anelli della catena di distribuzione, con l’obiettivo di migliorare le prestazioni di lungo periodo dei singoli membri e dell’intera catena” (Mentzer, 2001). Per “catena di distribuzione” si intende una serie di tre o più entità (organizzazioni o individui) direttamente coinvolte in flussi (a monte e/o a valle) di prodotti, servizi, denaro e/o informazioni, dalla materia prima fino all’ultimo cliente (Mentzer 2001).

La vita di un prodotto, dal punto di vista logistico, non termina però sempre con l’acquisizione da parte del cliente finale e, di conseguenza, è opportuno non considerare conclusa la Supply Chain al momento della collocazione finale del prodotto presso il destinatario, ma altresì comprendere anche la logistica di ritorno (reverse logistics).

Cercando di sintetizzare le diverse teorie, in poche parole la Supply Chain Management può essere vista come il continuo coordinamento, sulla base di strategie pianificate, di tutte le attività del personale e delle risorse interni all’azienda e di tutti i membri facenti parte della catena di distribuzione, al fine di migliorare costantemente le prestazioni e i risultati di tutta la filiera. Della catena di distribuzione fanno parte tutti gli individui, le organizzazioni e le risorse coinvolti nei flussi distributivi di prodotti, servizi e informazioni, dal fornitore di materia prima al cliente finale.

L’oggetto

La Supply Chain Management si occupa di tutte le attività legate all’azienda, partendo dalla progettazione fino all’arrivo della merce al cliente sul mercato (approvvigionamento dei materiali, attrezzature, trasporto, stoccaggio, controllo qualità, distribuzione). La Supply Chain Management coordina interi processi e non singole attività, agendo sull’intero flusso fisico e informatico in cui vengono coinvolti tutti gli attori della filiera merceologica.

Entrando nel dettaglio essa si divide in due tipologie di canali logistici, comprendenti le strutture fisiche e i flussi di materiali e informazioni:

  1. i canali di fornitura (dalle fonti di approvvigionamento dei materiali ai centri di produzione dell’azienda);
  2. i canali distributivi (dai centri di produzione dell’azienda ai clienti).

Gli obiettivi

Scopo primario della Supply Chain Management è quello di massimizzare il livello di servizio verso il cliente finale, ottimizzando contestualmente i costi operativi e il capitale impegnato. È di sostanziale importanza sottolineare che, nei progetti di Supply Chain Management, la collaborazione gioca un ruolo primario.

È proprio attraverso la collaborazione che si arriva a migliorare alcune funzioni come:

  • la previsione della domanda, necessaria al fine di comprendere più approfonditamente le esigenze dei consumatori;
  • la pianificazione della domanda, per realizzare piani di azione attendibili e precisi e ridurre il numero di resi tecnici o commerciali (logistica di ritorno);
  • il trattamento degli ordini;
  • la pianificazione della capacità produttiva e quindi il conseguente utilizzo ottimale degli impianti;
  • la pianificazione dell’utilizzo dei materiali;
  • l’integrazione tra domanda e fornitura;
  • l’integrazione e collaborazione tra produzione, logistica e marketing.

Per un’azienda di produzione, questo significa effettuare continuamente modifiche nella struttura di pianificazione del ciclo di approvvigionamento e gestione interna dei materiali (oltre che nella catena di fornitura al cliente), al fine di puntare a un continuo efficientamento dell’intera supply chain aziendale.

Ogni singolo nodo della catena gioca un ruolo importante, a partire dal mantenimento delle relazioni con i fornitori, da cui dipende lo svolgimento delle trattative e dei processi logistici. Al contempo, risulta centrale anche la costruzione di una rete solida con i venditori, basata su rapporti di reciproco vantaggio (che mirano al mantenimento di relazioni costruttive ed efficaci con la clientela) e finalizzata all’ottimizzazione del lavoro aziendale.

La Supply Chain Management viene organizzata in relazione alla struttura e alla complessità del ciclo distributivo, in quanto la catena di fornitura può presentare più livelli di complessità a seconda dei soggetti e delle risorse coinvolte. Si possono incontrare catene di distribuzione dalla struttura meno articolata, costituite dal collegamento diretto tra fornitore e azienda e tra azienda e cliente finale. Nel flusso di risorse, servizi e informazioni, possono però essere coinvolti anche fornitori dei fornitori dell’azienda e clienti del cliente finale, dando vita a strutture più articolate che rendono il concetto di Supply Chain estremamente variabile a seconda del caso aziendale e dei soggetti e attività coinvolti.

Le trasformazioni

Il concetto di Supply Chain Management è soggetto a una costante evoluzione, dettata dai mutamenti del contesto in cui le imprese si trovano a operare. Tra essi, uno dei più importanti è senza dubbio il progressivo spostamento dell’attenzione del mercato dal prodotto al cliente, che ha spinto le imprese a modificare le proprie strutture organizzative con l’obiettivo di monitorare lo svolgimento dei processi aziendali in un’ottica di costante miglioramento.

Le nuove tendenze hanno determinato la nascita di figure operative funzionali al miglioramento della Supply Chain e il coinvolgimento di più soggetti, anche esterni al sistema aziendale, ha comportato la creazione di nuove opportunità a livello strategico per l’organizzazione e l’efficientamento della catena logistico-distributiva; tra queste ha acquisito sempre maggiore importanza e diffusione l’esternalizzazione delle attività logistiche (outsourcing logistico).

Per outsourcing logistico si intende la terziarizzazione di determinate attività della Supply Chain Management (quali i trasporti, le operazioni di gestione del magazzino, eventuali lavorazioni ausiliarie) oppure dell’intero processo di distribuzione fisica delle merci. Esternalizzare le attività logistiche permette di trasformare i costi fissi relativi alla gestione di strutture e personale in costi variabili dettati dalle tariffe associate ai servizi richiesti, dando la possibilità alle aziende di focalizzarsi sul proprio core business. Si tratta, ovviamente, di un tipo di soluzione che non abbatte completamente i rischi e, in più, presuppone la conoscenza reciproca e una forte collaborazione tra tutti i soggetti operanti nel processo logistico.

La crescente complessità delle reti distributive aziendali ha reso essenziale l’impiego di sistemi finalizzati a misurare le prestazioni operative di tutte le procedure: mappare i processi e i flussi per controllare le prestazioni e ridurre i costi connessi alla movimentazione delle merci è oggi di fondamentale importanza ai fini dell’ottimizzazione del business aziendale. Il tema del Supply Chain Management è quindi soggetto a continui mutamenti, necessari per far fronte alle innovazioni dell’ambiente in cui le imprese operano e ai nuovi trend del mercato.

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La gestione della catena di distribuzione rappresenta un procedimento che non si limita più alla sola produzione e alla fornitura del prodotto finito al cliente finale, ma coinvolge l’azienda e i suoi collaboratori nella sua totalità. In questo quadro la logistica gioca, rispetto al passato, un ruolo decisivo e dai forti risvolti strategici, grazie soprattutto alle nuove modalità di scambio di beni e servizi e al progresso tecnologico, il quale permette di veicolare le informazioni attraverso più strade.

La gestione della logistica si divide in due fasi:

  1. logistica degli approvvigionamenti, in cui rientrano tutte le operazioni e i soggetti facenti parte del processo di fornitura della materia prima al settore produttivo aziendale. Nella catena rientrano le attività finalizzate alla gestione dei rapporti con i fornitori della materia prima, la strutturazione dei trasporti e della consegna delle merci negli stabilimenti aziendali, l’organizzazione dei trasporti interni e la pianificazione delle operazioni di gestione dei magazzini;
  2. logistica distributiva, che comprende tutte le attività successive alla realizzazione del prodotto finale (organizzazione dei magazzini per i prodotti finiti, allestimento di eventuali lavorazioni finali, operazioni di strutturazione dei trasporti previsti per la distribuzione ai clienti e gestione dei rapporti con questi ultimi).

Della gestione della catena di distribuzione moderna non fanno parte solamente le operazioni logistiche, ma più soggetti e attività trasversali, tutti operanti per l’ottimizzazione del processo e la massimizzazione dei risultati. La pianificazione delle linee di marketing, per esempio, si può considerare parte integrante del quadro distributivo, così come tutte le operazioni relative al controllo qualità delle materie prime, dei prodotti finiti e delle varie procedure.

Quanto più l’azienda e tutti i soggetti coinvolti sono in grado di gestire questa fase della catena distributiva, migliori sono i risultati ottenuti in termini di profitto e di servizio offerto al cliente. La gestione della catena di distribuzione si basa quindi sulla costruzione (e sul successivo coordinamento) di legami e collaborazioni tra fornitori, terzisti, clienti e distribuzione. Per permettere al business di crescere è fondamentale che tutti i soggetti coinvolti dimostrino di voler collaborare per il raggiungimento degli obiettivi, mettendo a disposizione le proprie competenze al fine di strutturare modelli procedurali collaudati e proficui.

Il Supply Chain Manager

In un mondo globale in costante e rapido mutamento, cambiano anche le responsabilità e la professionalità attribuibili al Supply Chain Manager. La logistica, nel senso più esteso del termine, da alcuni anni sta vivendo una fase di grande trasformazione sia a livello strutturale, sia sul piano organizzativo ed è quindi del tutto evidente che anche il ruolo e le responsabilità del Supply Chain Manager si stiano modificando profondamente.

I mercati sono cresciuti in termini dimensionali e di accessibilità, sia per la maggiore rapidità ed economicità degli scambi, dovute alle innovazioni tecnologiche nelle modalità di comunicazione e nei sistemi logistici, sia per effetto della caduta e/o riduzione delle barriere protettive a seguito dell’evoluzione del sistema economico e del clima geopolitico più favorevole. Di conseguenza, i manager che gestiscono la Supply Chain aziendale devono necessariamente disporre di nuovi strumenti per la pianificazione strategica degli investimenti, del marketing logistico e degli strumenti di Information Technology a supporto e controllo delle varie fasi che compongono la catena logistica.

Il Supply Chain Manager ha un ruolo fondamentale nel creare un clima di team working favorevole, orientato al dialogo e confronto continuo tra posizioni diverse e/o contrastanti e finalizzato al concetto di intelligenza collettiva aziendale. Il compito più difficile per lui è forse quello di attuare quel salto di mentalità necessario a formare tutte le persone del suo team di lavoro, mettendole nelle condizioni di essere in grado di partecipare attivamente all’elaborazione del prodotto-servizio richiesto dal mercato. In questo contesto, la figura manageriale deve mettere in luce le potenzialità insite nelle risorse della propria azienda, traendo spunto dal dialogo continuo con fornitori e clienti per ricercare nuovi modelli e soluzioni organizzative, al fine di saper pianificare e progettare progetti logistici integrati.

Conoscenze e competenze

A livello di conoscenze di base, il Supply Chain Manager dev’essere in grado di selezionare le potenzialità offerte dai differenti sistemi di trasporto, di analizzare i costi effettivi per i differenti flussi, di coordinare e impostare le attività di benchmarking per le possibili alternative di logistica inbound e outbound; deve saper progettare e definire correttamente le modalità di gestione, pianificazione e spedizione dei flussi di merce, dall’acquisizione della materia prima alla consegna del prodotto finito, in relazione ai diversi mercati di sbocco e canali di vendita; infine, è suo compito pianificare e gestire correttamente le attività di un magazzino moderno.

Per quanto concerne le abilità operative e metodologiche, dev’essere in grado di:

  • definire gli obiettivi generali di efficienza e innalzamento del livello di servizio;
  • impostare e monitorare le attività di risk management ed elaborare autonomamente dei piani di distribuzione ottimizzati;
  • conoscere nel dettaglio gli strumenti per misurare il livello delle prestazioni;
  • conoscere gli strumenti operativi e tecnici per misurare e monitorare l’efficienza del servizio;
  • integrare dati e procedure operative;
  • individuare i Key Performance Indicators (KPI) del processo logistico-distributivo.

A livello di attività trasversali o soft skill deve:

  • dimostrare flessibilità e capacità di comprensione dei processi di produzione e distribuzione in termini innovativi;
  • saper cogliere le opportunità di aggiornamento e accrescimento professionale del personale garantite dai piani formativi interni e/o esterni;
  • prevedere la possibilità di inserimento in stage e/o work experience di studenti;
  • possedere capacità di integrazione con le altre funzioni interne o esterne dell’azienda per ricercare una visione comune;
  • essere in grado di dare grande impulso all’attività di marketing in tutte le sue direzioni e funzioni.