Silice, il campionamento nei luoghi di lavoro

Foto: Bosch

Il campionamento della silice libera cristallina nell’aria è una fase del processo di valutazione del rischio silice che riveste particolare importanza. Infatti, è il mezzo attraverso cui è possibile determinare se un certo lavoratore, o gruppo di lavoratori, è esposto a una concentrazione di silice superiore al limite normativo di 1 mg/m³ (D.Lgs. 81/2008 – Allegato XLIII).

Il rilievo della silice può essere eseguito campionando un volume d’aria con una pompa di campionamento che deve essere collegata tramite un tubo flessibile a un selettore per le polveri dotato di membrana. La pompa di campionamento deve essere in grado di restare attiva tramite batteria per almeno otto ore e inoltre deve essere possibile impostare il flusso di aspirazione tramite vite o software in modo tale che nessun contatto accidentale provochi una variazione delle impostazioni originali. Il selettore è la parte più importante della strumentazione. Ne esistono diverse tipologie, ma tutte hanno il compito di selezionare la sola frazione respirabile delle polveri che è quella che contiene la silice. Per frazione respirabile si fa riferimento alla convenzione della Uni En 481:1994 che indica come respirabili tutte le particelle di polvere minore di 4 µm. Di questa frazione in laboratorio è possibile calcolare la massa della sola silice depositata sulla membrana presente nel selettore. A questo punto il rapporto tra la massa della silice presente sulla membrana e il volume di aria aspirato fornisce la concentrazione di silice libera cristallina nell’aria nel punto monitorato.

Campionamento ambientale o personale

Un campionamento può essere considerato di tipo ambientale se i rilievi sono effettuati in postazioni fisse mediante l’utilizzo di supporti a treppiede su cui viene montato il sistema di rilievo. Il campionamento può essere definito invece personale se le pompe e i selettori sono posizionati direttamente sui lavoratori tramite l’impiego di borse a tracolla. In questo secondo modo si ottiene un campionamento solitamente più rappresentativo della silice perché il monitoraggio è eseguito in corrispondenza di ogni punto in cui il lavoratore sosta per svolgere la sua mansione. In entrambi i casi, ambientale o personale, il campionamento deve durare per un minimo di due ore per essere rappresentativo secondo la norma Uni En 689. Se il turno del lavoratore è inferiore alle due ore, il rilievo deve invece coprire la completa durata del turno.

In presenza di un elevato numero di lavoratori si può adottare come schema di valutazione quello proposto dalla Uni En 689. Si esegue in un primo momento un test preliminare che prevede da tre a cinque misure con il quale si stabilisce se un certo gruppo di lavoratori è esposto a silice. Nel caso in cui tutte le cinque misure siano inferiori al 20% del limite di esposizione giornaliero alla silice, il test preliminare si considera conforme. Nel caso in cui invece una sola misura superi il limite giornaliero di silice cristallina respirabile occorre effettuare il test statistico. Con il test statistico, che consta di sei misure, si stabilisce la periodicità del campionamento che a seconda dei risultati può variare dai 12 ai 36 mesi. Se ci sono superamenti la periodicità sarà più alta; al contrario in assenza di non conformità la periodicità sarà pari a 36 mesi.

Lo scopo dei rilievi è anche quello di aiutare a identificare e applicare tutte le possibili soluzioni per la riduzione dell’esposizione. Il monitoraggio della silice entra a fare parte, dunque, di un processo iterativo che permette il continuo aggiornamento della valutazione del rischio.