Rapporto CRESME: il mercato degli impianti vale il 34,7% del mercato delle costruzioni

mercato degli impiantiSecondo i dati emersi dall’8° Rapporto Congiunturale e Previsionale del CRESME sul Mercato dell’installazione degli impianti negli edifici in Italia 2022-2024, il mercato degli impianti varrebbe il 34,7% dell’intero mercato delle costruzioni.

È stato presentato, lo scorso giugno, in occasione della 42a edizione di Mostra Convegno Expocomfort, l’8° Rapporto Congiunturale e Previsionale del CRESME sul Mercato dell’installazione degli impianti negli edifici in Italia 2022-2024, che vede ANGAISA fra i partner patrocinanti.

I nuovi dati emersi dal Rapporto mettono in evidenza l’eccezionalità, rispetto all’Europa, del fenomeno del mercato degli impianti in Italia. «Nessuno in Europa tra i paesi principali mostra una dinamica così positiva. – ha sottolineato Lorenzo Bellicini (Direttore CRESME) – basti pensare che nel 2019 il mercato italiano valeva il 45% di quello tedesco, mentre nel 2022 la sua quota potrebbe arrivare al 60%. Anche limitandosi al 2021, il mercato italiano era arrivato a valere 1,7 volte quello britannico, 1,6 volte quello francese e 2,7 volte quello spagnolo».

Mercato degli impianti e scenari futuri

Nello scenario previsionale, la quota dell’impiantistica sul valore della produzione nelle costruzioni in Italia potrebbe superare il livello registrato in Germania: il 34,7% (contro il 33% in Germania), record assoluto tra tutti i paesi europei. Nel 2021 l’export italiano di prodotti per l’impiantistica ha toccato la cifra record di 19,6 miliardi di euro, superando con slancio lo shock economico causato nel 2020 dalla pandemia.

Se per effetto delle misure di contenimento alla malattia introdotte dai vari governi nel 2020 l’export impiantistico aveva subito una contrazione quantificabile in 1,3 miliardi di euro (-7,2%), la successiva ripartenza ha visto incrementare il valore delle merci in uscita di oltre 3,1 miliardi (+19%), segnando un aumento netto rispetto ai livelli pre-crisi (2019) di 1,8 miliardi (+10%). La performance italiana è stata così brillante da terminare un riposizionamento del Paese rispetto agli altri principali esportatori europei.