Passione e creatività alla base del mestiere

Idro­bagnoli
ALBERTA BAGNOLI con il padre Alberto, davanti a un impianto solare termico

Alberta Bagnoli sognava fin da piccola il mondo della termoidraulica: ecco la storia di come è riuscita non solo ad aprire una sua azienda, la Idro­bagnoli, ma anche a ricoprire incarichi ufficiali nelle associazioni di categoria.

Figlia d’arte, da una decina di anni Alberta Bagnoli è a capo della Idro­bagnoli di Empoli, una dit­ta specializzata in impianti di ri­scaldamento, oltre a ricoprire importanti incarichi nelle asso­ciazioni di categoria. L’abbiamo intervistata per conoscere la sua storia di imprenditorialità al femminile.

Non capita tutti i giorni di tro­vare una donna a capo di una azienda specializzata in im­pianti. Potrebbe raccontarci il suo percorso professionale, le difficoltà che ha dovuto af­frontare in un ambiente tradi­zionalmente maschile, sino al­la nascita di Idrobagnoli? 

«Provengo da una generazione di impiantisti, fin da piccola mi incantavo a vedere costruire le centrali termiche in magazzi­no o a disegnarle sul tecnigra­fo: così mi sono appassionata a questo lavoro. È stato un ap­proccio quasi naturale per me, la passione, la creatività, l’inge­gno del creare un impianto ter­mico, questo è quello che mi veniva trasmesso mentre ve­devo lavorare mio babbo.

Idro­bagnoli
UNA installazione realizzata da Idrobagnoli

Do­po il diploma tecnico commer­ciale nel 1988 ho iniziato a lavo­rare nell’azienda di mio padre “La Idrotermica” di Bagnoli Al­berto, come dipendente con la mansione di segretaria, poi co­me amministratrice e succes­sivamente ho iniziato ad occu­parmi della gestione del perso­nale, fino a diventare nel 2008 Responsabile Tecnico.

Questa qualifica mi ha permesso, suc­cessivamente, nel 2013, di apri­re la mia azienda, Idrobagno­li di Bagnoli Alberta. È stato un percorso in salita, ero consape­vole che mi dovevo guadagnare la fiducia delle persone, ero una “mosca bianca” nell’ambien­te, anche da figlia del titolare. Ero la prima a entrare e l’ultima a uscire dall’azienda, sempre pronta a imparare. È stata una sfida, ma questo è il mio mondo».

Negli ultimi quindici anni ha ricoperto diversi incarichi all’interno della CNA Impre­sa Donna di Firenze. Quali so­no le problematiche di gene­re e i suoi progetti per lo svi­luppo dell’imprenditorialità al femminile? 

«Il mio percorso Cna è iniziato in quanto mio padre era associa­to già dagli anni ’70 e ben pre­sto sono entrata a far parte de­ gli organismi prima territoriali, poi provinciali. Ho fatto parte della Presidenza Cna Fi e membro del CdA della società di servizi. Sono da mol­ti anni componente della Dire­zione Cna Fi, membro della Pre­sidenza dell’Empolese Valdel­sa e del Comitato Esecutivo Cna Impiantisti di Firenze. Dal 2005 faccio parte della presidenza di CNA Impresa Donna Firenze co­me presidente, dal 2013 a 2017 e a tutt’oggi, dal 2019. Dal 2021 sono vicepresidente Cna Impre­sa Donna nazionale.

Gli obiettivi fondamentali sui quali sviluppiamo progetti co­me Cna Impresa donna Firen­ze, avendo un raggruppamento che comprende tutti i mestieri, sono basati su promuovere, so­stenere e valorizzare la cultu­ra d’impresa al femminile e del made in Italy. Strutturiamo pro­getti e organizziamo eventi per far conoscere le nostre imprese artigiane che sono piccole ma di grande valore e lavorano sul territorio, una risorsa preziosa e fondamentale per l’economia e la società».

Quanto è importante la for­mazione e l’aggiornamento nel suo lavoro? 

«Non siamo più solamente “idraulici”, la nostra è una pro­fessione specializzata a tute­la dell’ambiente che riuscia­mo a svolgere solo con lo stu­dio, la formazione e l’aggiorna­mento continuo di nuove tecno­logie, nuovi prodotti. È un lavo­ro che può diventare pericolo­so per gli altri ma anche per te, se non lo svolgi in modo accura­to: per questo sono importanti i corsi sulla sicurezza.

Ma è an­che esaltante, ci sei tu e quello che devi fare, le tue mani, il tuo ingegno e la conoscenza, ciò che ti permette di scegliere e di non sbagliare e accorgersi se ci sono problemi perché ne siamo direttamente responsabili. Ogni impianto è un insieme di com­ponenti tutti parte attiva di uno stesso ingranaggio, basato sul­le esigenze dell’abitazione e di chi ci vive. Noi dobbiamo dare comfort, risparmio energetico ed economico».

Che consigli si sente di dare ai giovani che intendono avvici­narsi a questo lavoro?

«Ai giovani dico che nel nostro piccolo possiamo contribuire a un mondo più ecologico facen­do la nostra parte. Nuovi siste­mi, tecnologie, materiali: dob­biamo conoscerli per essere protagonisti e responsabili di quello che facciamo».